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Blog di Fabio Cuoppolo, 27 anni, che ha la pretesa, ogni tanto, di instillare qualche dubbio nei suoi pochi affezionatissimi lettori

martedì 22 ottobre 2013

le contestazioni sull'università fuori tempo massimo?

Ieri leggevo della contestazione al ministro Carrozza all’Università di Rende. E la contestazione strideva un po’ con il luogo. La scarsità delle risorse per l’università, al ricerca e il diritto allo studio dipendono anche dalle scelte scellerate di questi anni.

La prima delle politiche sbagliate è stata la delocalizzazione degli atenei in sedi decentrate accompagnate dal proliferare degli atenei stessi: tutto molto collegato a un localismo esasperato che ha prodotti sprechi e inefficienze, vedere anche sotto alla voce province o alla voce aeroporti. D’altra parte vige spesso l’assunto che non sei una città importante se non hai l’ente provinciale autonomo, la tua prefettura, il tuo aeroporto con 4 voli in croce e il tuo ateneo.

Una sede decentrata in una piccola città è utile nella misura in cui è integrata nell’economia e nel tessuto locale (ad esempio Ingegneria a Dalmine),viceversa gli effetti distorsivi che produce sono maggiori rispetto ai benefici. Invece di spendere soldi in personale, strutture e spostamenti quelle risorse potrebbero essere impiegate per rafforzare il sostegno economico agli studenti fuori sede, per attrarre studenti stranieri, per investire in ricerca. Università piccole e molto locali non sanno competere nemmeno a livello nazionale, altro che europeo o mondiale. E dire che l’integrazione tra territorio e università potrebbe generare anche effetti positivi, se ci fosse capacità strategica da parte degli enti locali di investire nella direzione di specializzarsi in nicchie di mercato e nelle eccellenze che il territorio può esprimere (Porter la chiamerebbe strategia di focalizzazione per ottenere vantaggio competitivo).

Anche sul diritto allo studio paghiamo anni di politiche sbagliate. Non soltanto si scontano gli effetti di un alta evasione (per cui i figli degli evasori hanno goduto di incentivi economici), ma anche criteri sbagliati di assegnazione delle borse di studio per i quali a volte bastava un terzo dei crediti conseguiti per ottenere la borsa di studio, come se metterci in proiezione 10-15 anni per terminare il corso degli studi fosse un merito da sostenere economicamente.