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Blog di Fabio Cuoppolo, 27 anni, che ha la pretesa, ogni tanto, di instillare qualche dubbio nei suoi pochi affezionatissimi lettori

mercoledì 7 agosto 2013

la vera sfida dell'authority

L’Authority dei trasporti sarà a Torino (al 99% manca solo l’approvazione della Camera, ma il decreto arriverà blindato) e può essere considerata una buona notizia, visto che di solito siamo a commentare gli “scippi” a Torino, che siano aziende, eventi, saloni….
La cosa più importante di cui occuparsi, dopo essere certi che la sede decentrata e non romanocentrica non porti costi e inefficienze, è però che l’ente di regolazione funzioni e che si occupi dei temi sul tavolo.

Non farsi condizionare dalle grandi aziende private del settore, garantire l’accesso a condizioni eque per tutte gli operatori alla rete infrastrutturale, assicurarsi della regolazione delle scadenze delle concessioni autostradali in funzione degli investimenti effettuati, accelerare sulle gare per i servizi ferroviari locali, garantire la qualità dei servi agli utenti per avere una concorrenza paritaria tra gli operatori, vigilare sui canoni di pedaggi e tariffe: sono queste le sfide che attendono l’Autorità, non tanto aver piantato la bandierina nella nostra città.

martedì 6 agosto 2013

Il nuovo Friuli

Della legge sugli stadi se ne può (e si deve) farne a meno. Sono anni che si parla di una legge “sugli stadi”, al fine di agevolare il rinnovo degli impianti sportivi nelle nostre città e ormai sembra essersi arenata completamente, specialmente con la perdita della candidatura per Euro2012. Peraltro la fantomatica legge sugli stadi un risultato negativo l’aveva già ottenuto: ha rallentato, se non fermato, tutti i progetti, ancorchè preliminari o addirittura sulla carta, di ristrutturazioni/nuove realizzazioni di stadi. Molte società si sono fermate, aspettando una legge che consentisse più speculazioni edilizie clamorose attorno agli impianti sportivi, che attenzione agli stadi stessi. Procedure speciali (deroghe alle leggi urbanistiche con trasformazioni immediate in aree edificabili, diminuizione dei controlli, contributi speciali per pochi) per interessi privati.

Se la Juventus ha dimostrato anticipando tutti che è possibile investire in stadi nuovi senza nessuna legge speciale guadagnandoci lo stesso dal punto di vista sportivo ed economico (27 volte è stato registrato il tutto esaurito, museo con fatturato complessivo di 2 milioni di euro in 6 mesi sono solo alcuni dei dati positivi), merita particolare menzione il secondo grande progetto partito (cantieri al via quest’estate), quello dell’Udinese.

Qui si è partiti da una ristrutturazione dell’esistente, di fatto mantenendo la struttura caratteristica dello stadio (l’arco), riducendo la capienza (25130 da 41000) ma rivoluzionando sia il comfort, sia il concetto di impianto. Parliamo di 25000 posti tutti coperti, con la creazione di Skybox in Tribuna Ovest (a differenza di ora, dove i soli posti coperti sono quelli della Tribuna Ovest), che non si ha difficoltà a pensare che saranno quasi sempre esauriti: 25000 è la capienza giusta per una società che fa 15000 abbonati. Il campo (che sarà riscaldato) sarà avvicinato alle tribune di 11 metri (distanza tribuna ovest 5,5 mt dal campo, curve a 10mt) e saranno ricavati spazi per la fruizione anche extra evento calcistico dello stadio) senza ostacoli visivi; la sostenibilità sarà garantita dal mantenimento della struttura ipogea dello stadio e dall’utilizzo di materiali che garantiranno un fabbisogno energetico inferiore del 20% rispetto all’attuale. Sarà possibile avere una capienza di 35000 posti per concerti (la piazza di Udine è leader del nordest), amplificando quindi la multifunzionalità dell’impianto. Un progetto dai costi relativamente contenuti, ma dall’elevato impatto, che avrà anche sulle altre società (non necessariamente grandi) , spingendola a imitarla.

"L’arco dello stadio Friuli si eleva dalla terra ma non tocca il cielo, piega su se stesso, a difesa di chi ci sta sotto. Non un ponte verso le nuvole, ma un guscio a proteggere gli uomini"

giovedì 1 agosto 2013

Bologna, 2 agosto 1980.

Bologna, 2 agosto 1980. Puntualmente mi capita di pensare la stessa cosa: è passato un altro anno senza che il velo opaco che copre una serie di eventi storici italiani negli anni del terrorismo inizi a ritirarsi. Terrorismo rosso e nero, servizi segreti deviati, depistaggi governativi, massoneria, interventi degli stati esteri negli affari interni, strategia della tensione, criminalità organizzata: elementi che sembrano storia a sé, ma che è certo che si sono intrecciati tra di loro, creando nodi che i processi e le indagini non hanno mai sciolto fino in fondo. Spesso si è avuta la sensazione che la verità giudiziaria non ha conciso con la verità storica, con pezzi di realtà rimasti sottotraccia. Piazza della Loggia e Bologna, Italicus e Gioia Tauro, Peteano e Piazza Fontana. Alcuni degli avvenimenti di quel decennio rimangono ferite aperte mai chiuse, di cui Bologna rappresenta un po’ il simbolo: per la sensazione di dolore che pervade da quel corteo tutti gli anni, per la testardaggine dell’Associazione delle Vittime nel chiedere sforzi per fare luce, per chiedere Giustizia, per chiedere un cambio di passo su certi segreti di Stato. Da quest’ultima cosa bisognerebbe partire, visto che ci vorrebbe una volontà politica di affrontare e rivedere le norme sul segreto di Stato; ad oggi, come specificato anche dalla Corte Costituzionale, non c’è sindacato giurisdizionale sull’individuazione delle notizie che possono costituire segreto di Stato. Significa che l’esercizio del potere di controllo è demandato al Parlamento attraverso il Copasir e senza entrare in inutili tecnicismi giuridici pare evidente il rischio di corto circuito e di abuso di tale assetto.