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Blog di Fabio Cuoppolo, 27 anni, che ha la pretesa, ogni tanto, di instillare qualche dubbio nei suoi pochi affezionatissimi lettori

sabato 25 gennaio 2014

In attesa del Jobs Act

Mio post pubblicato su www.nuovelinee.net


Sono state delineate alcune linee guide di quello che dovrà costituire il JobsAct che Renzi proporrà al Paese.

Nell’attesa di vedere i dettagli di quello che per ora è solo una bozza, è comunque utile leggere i titoli, per vedere se almeno sui principi si può essere d’accordo.

La parte sicuramente più importante è una semplificazione delle regole e un disboscamento della giungla contrattuale: 40 forme contrattuali tra forme flessibili e precarie. Solo il 10% delle assunzioni è a tempo indeterminato e bisognerebbe rovesciare la tendenza, mantenendo comunque forme di flessibilità per alcuni lavori (stagionali, turistici, agricoltura…).

Bisogna prendere atto della frammentazione e dell’iniquità del mercato del lavoro e della sua struttura sempre più precarizzata e sottratto al sistema legale di protezione. Quello che si è costituita di fatto in questi anni è una separazione duale tra chi ha i diritti e chi non ne ha (tra cui soprattutto molti dei giovani entrati o rimasti ai margini del mercato del lavoro negli ultimi 10 anni), creando un evidente vuoto di speranza nelle giovani generazioni e una più generale disgregazione del tessuto sociale, con effetti destinati a investire tutti i lavoratori, anche quelli “tradizionali”.

E qui Renzi forse richiamerà la vecchia proposta di Tito Boeri sul contratto unico di inserimento (CUI), il cui fine è costruire un’unitarietà di strumento di ingresso, dividendo la “vita” contrattuale in una prima fase di ingresso (fino a 3 anni) e una fase di stabilità, con una tutela crescente contro il licenziamento individuale. In caso di licenziamenti per motivi economici sarebbe comunque stabilita un’indennità progressiva rispetto al tempo passato in azienda.

E’ oggettivo anche che serve un’intervento di restrizione o comunque di disincentivo al fine limitare la distorsione dell’eccessivo utilizzo da parte dell’aziende a contratti a termine per mansione a bassa qualificazione.

Altri titoli sonno ridurre i costi (anche legati alla burocrazia delle registrazioni) per le nuove imprese (in questi anni è fatto stato qualcosa solo per le start up di giovani, ma è assolutamente insufficiente) ammortizzatori sociali che coprono tutti (e non soltanto più aziende di grandi e medie dimensioni), ridotti costi dell’energia per piccole imprese (qui però per ora rimane un titolo e sarà molto difficile capire come attuarla senza un aggravio su altri utenti di bollette elettriche), no ai dirigenti della PA inamovibili. Su quest’ultimo punto auguri Renzi! La ritrosia di certa alta burocrazia statale sono uno dei più alti ostacoli alle riforme in questo Paese.

Vedremo il 16 gennaio un po’ più di contenuti e si potrà entrare più nel merito. Per ora i titoli sono quelli giusti. Il rischio che si intravede è che vada bene per tutti: per ora ha incassato pareri favorevoli da Landini alla Fornero, dalla Camusso a Bonanni. Se anche tra un po’ di tempo andrà bene a tutti allora forse ci sarà qualche domanda da farsi sull’effettiva caratteristica dirompente che l’ambizioso Jobs Act promette in questa Italia immobile.