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Blog di Fabio Cuoppolo, 27 anni, che ha la pretesa, ogni tanto, di instillare qualche dubbio nei suoi pochi affezionatissimi lettori

martedì 18 dicembre 2012

L'edisu e il diritto allo studio

L’edisu ha varato i nuovi criteri per l’assegnazione dei contributi per il diritto allo studio. Il nuovo criterio di meritocratazia (media del 25) è stato affiancato agli storici criteri economici di condizione reddituale del nucleo familiare dello studente e della sua posizione (studenti fuori sede, pendolare eccetera). 
È evidente che se il criterio è univoco per tutte le facoltà si penalizzano le facoltà scientifiche rispetto a quelle umanistiche. Senza fare  futili distinzioni tra facoltà “facili” e facoltà “difficili” i numeri sono chiari: a Ingegneria quasi uno su due è escluso per media troppo bassa, all’opposto i numeri di facoltà come Lettere. 

Tutto questo costituisce un segnale negativo di controtendenza rispetto alle politiche volte a  cercare di colmare  il gap di competitività delle facoltà scientifiche che servono da traino per l’evoluzione del Paese. Il criterio costruito così  alimenta poi la convinzione che serva semplicemente a quadrare il cerchio dal punto di vista economico con la riduzione massiva delle risorse della Regione per i contributi per il diritto allo studio. Scelte cieche rispetto alle priorità di sviluppo che possono garantire gli atenei cittadini, i quali perdono attrattività in Italia e soprattutto all’estero (importantissima più che altro per il Politecnico) e non generano ricadute economiche positive (effetti diretti positivi sugli studenti che abitano e spendono sul territorio, ma anche effetti indiretti di capitale sociale e umano che cresce).
Per il momento, In un Italia dall’evasione fiscale così vasta, auspicare che il criterio economico sia applicato per le persone che veramente hanno bisogno del contributo è sperare troppo. Ma almeno una revisione della regola della media è possibile farla. Probabilmente usando il criterio dei crediti conseguiti, più che la media effettiva, provando a evitare il paradosso che chi tenta di fare tutti gli esami, magari con voti più bassi, rimane escluso dai contributi a vantaggio di chi fa pochi esami, sì fatti meglio, ma arrivando sul mercato del lavoro troppo tardi.

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