L’edisu ha varato i nuovi criteri per l’assegnazione dei contributi per il diritto allo studio. Il nuovo criterio di meritocratazia (media del 25) è stato affiancato agli storici criteri economici di condizione reddituale del nucleo familiare dello studente e della sua posizione (studenti fuori sede, pendolare eccetera).
È evidente che se il criterio è univoco per tutte le facoltà si penalizzano le facoltà scientifiche rispetto a quelle umanistiche. Senza fare futili distinzioni tra facoltà “facili” e facoltà “difficili” i numeri sono chiari: a Ingegneria quasi uno su due è escluso per media troppo bassa, all’opposto i numeri di facoltà come Lettere.
Tutto questo costituisce un segnale negativo di controtendenza rispetto alle politiche volte a cercare di colmare il gap di competitività delle facoltà scientifiche che servono da traino per l’evoluzione del Paese. Il criterio costruito così alimenta poi la convinzione che serva semplicemente a quadrare il cerchio dal punto di vista economico con la riduzione massiva delle risorse della Regione per i contributi per il diritto allo studio. Scelte cieche rispetto alle priorità di sviluppo che possono garantire gli atenei cittadini, i quali perdono attrattività in Italia e soprattutto all’estero (importantissima più che altro per il Politecnico) e non generano ricadute economiche positive (effetti diretti positivi sugli studenti che abitano e spendono sul territorio, ma anche effetti indiretti di capitale sociale e umano che cresce).
Per il momento, In un Italia dall’evasione fiscale così vasta, auspicare che il criterio economico sia applicato per le persone che veramente hanno bisogno del contributo è sperare troppo. Ma almeno una revisione della regola della media è possibile farla. Probabilmente usando il criterio dei crediti conseguiti, più che la media effettiva, provando a evitare il paradosso che chi tenta di fare tutti gli esami, magari con voti più bassi, rimane escluso dai contributi a vantaggio di chi fa pochi esami, sì fatti meglio, ma arrivando sul mercato del lavoro troppo tardi.
Nessun commento:
Posta un commento