Il problema vero non sono le file di rom ai seggi delle
primarie romane, anche se qualche sospetto di poca trasparenza evidentemente lo
fanno venire. A meno che non ci siano casi “Michele Curto” in salsa romana, cioè
un effettivo coinvolgimento politico della comunità grazie all’impegno personale
e collettivo, che viene riconosciuto ( o gli viene impedito come a Torino) anche
attraverso il diritto di voto per un determinato candidato. Se così non fosse invece chi è il vero razzista?
Chi sfrutta povertà e esclusione sociale per tornaconti elettorali o chi
osserva stranito i fatti?
Il problema vero, anche se è stato dato un bel vantaggio al sindaco uscente che sul tema integrazione mancata vinse 5 anni fa, sono i
voti interessati, i pacchetti di voti, i “consiglieri comunali alla testa della
fila con 20 persone dietro”, i ticket decisi a tavolino solo per interesse. Tutte cose già viste, anche da queste parti. E' evidente quindi che non è un tema di nazionalità.
Quello che ho scritto significa buttare via il bambino con
l’acqua sporca? Assolutamente no. Maggiore è la partecipazione meglio è. I voti
non liberi si annacquano nel mare dei voti liberi. Prima delle regole restrittive, servirebbero svolte morali. E siamo ancora ben lontani dall'obiettivo.
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